Quando acquistiamo tonno in scatola per i nostri figli, presumiamo di fare una scelta semplice e sicura. Eppure, dietro quella lattina che finisce nel carrello della spesa si nasconde un’informazione cruciale che raramente viene comunicata in modo trasparente: la zona esatta di provenienza del pesce. Non si tratta di un dettaglio marginale, ma di un dato fondamentale che può incidere sulla percezione di sicurezza alimentare da parte dei consumatori, specialmente quando parliamo di consumo da parte dei più piccoli.
L’enigma delle diciture geografiche sulle etichette
Girando tra gli scaffali del supermercato, avrete certamente notato che molte confezioni riportano indicazioni geografiche estremamente vaghe. Scritte come “Oceano Atlantico” o codici alfanumerici appaiono sulle etichette come se fornissero un’informazione completa. In realtà, queste diciture coprono aree marine vastissime, dove condizioni ambientali ed ecosistemi possono essere molto differenti tra loro.
La zona FAO 27, per fare un esempio concreto, abbraccia l’Atlantico nord-orientale, includendo mari che vanno dalle acque artiche fino a quelle temperate, con milioni di chilometri quadrati e sottozone molto diverse, dal Mare di Barents al Golfo di Biscaglia. Questa indicazione macro-geografica fornisce quindi solo una localizzazione approssimativa del prodotto, senza entrare nel dettaglio della specifica sottozona.
Perché la provenienza geografica dovrebbe interessarci davvero
La questione non è puramente accademica. Il tonno è un predatore apicale nella catena alimentare marina: si nutre di pesci più piccoli che, a loro volta, hanno accumulato nei propri tessuti sostanze presenti nell’ambiente marino. Questo processo, chiamato bioaccumulo e, lungo la catena trofica, biomagnificazione, fa sì che nelle specie di grandi dimensioni possano concentrarsi quantità più elevate di metalli pesanti come il mercurio.
Il mercurio in forma di metilmercurio è un noto neurotossico, riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le dieci sostanze chimiche di maggiore preoccupazione per la salute pubblica. È particolarmente rilevante per il sistema nervoso in via di sviluppo durante gravidanza e infanzia.
I bambini rappresentano una categoria più vulnerabile, perché l’esposizione a metilmercurio per unità di peso corporeo può essere più elevata e il loro sistema nervoso è più sensibile agli effetti. Per questo motivo, le autorità sanitarie fissano limiti di esposizione più cautelativi per le donne in gravidanza, in allattamento e per i bambini. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha stabilito una dose settimanale tollerabile di 1,3 µg di metilmercurio per kg di peso corporeo, proprio tenendo conto di questi gruppi sensibili.
Va sottolineato però che diversi monitoraggi condotti su tonno in scatola commercializzato in Italia mostrano che i livelli di mercurio rilevati sono ampiamente al di sotto dei limiti massimi fissati dalla normativa europea. Ciò non elimina la necessità di seguire le raccomandazioni sul consumo per bambini e donne in gravidanza, ma ridimensiona il rischio associato al consumo moderato di tonno in scatola.
Le differenze che l’origine fa davvero
Non tutte le zone di pesca sono uguali. I livelli di contaminanti ambientali nei pesci possono essere influenzati sia da emissioni di origine antropica, come attività industriali costiere, sia da fattori naturali, con differenze tra bacini e sottozone. Per il tonno in scatola presente sul mercato italiano, uno studio della Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari del 2022, condotto su 22 campioni di conserve di tonno all’olio provenienti da diverse specie e aree di pesca dichiarate in etichetta, ha rilevato valori di mercurio totale compresi tra 0,026 e 0,253 mg/kg, con un valore medio di 0,099 mg/kg, cioè circa un decimo del limite massimo di 1 mg/kg stabilito dal Regolamento europeo.

La specie di tonno è un fattore importante: le specie di maggiori dimensioni e più longeve, come il tonno rosso, tendono ad accumulare più metilmercurio rispetto a specie più piccole o a crescita più rapida, come il tonno pinna gialla o il tonnetto striato. L’EFSA e diversi enti nazionali raccomandano infatti di limitare il consumo delle specie di grandi dimensioni in gruppi vulnerabili, privilegiando specie più piccole e con minore bioaccumulo.
Cosa dice realmente la normativa
La legislazione europea prevede l’obbligo di indicare il metodo di produzione e la zona di cattura per i prodotti della pesca. I regolamenti comunitari consentono per i prodotti della pesca l’uso delle grandi aree FAO come indicazione della zona di cattura. Le aziende che riportano diciture generiche sono quindi conformi alla normativa vigente.
Per quanto riguarda i contaminanti, la normativa europea stabilisce per il tonno un tenore massimo di metilmercurio pari a 1 mg/kg di prodotto fresco. Gli studi e i monitoraggi condotti in Italia su conserve di tonno all’olio indicano che i prodotti analizzati risultano tutti ampiamente al di sotto di tale limite, con margini di sicurezza considerevoli.
Strategie pratiche per una spesa più consapevole
Di fronte a questa situazione, quali strumenti abbiamo a disposizione come consumatori attenti alla salute dei nostri figli?
- Privilegiate prodotti con indicazioni sulla specie e informazioni chiare: quando possibile, scegliere prodotti che indicano chiaramente la specie aiuta a orientarsi verso tonno pinna gialla o tonnetto striato che tendono ad avere livelli medi di mercurio inferiori rispetto a specie di grandi dimensioni.
- Verificate la presenza di certificazioni di sostenibilità: marchi come MSC o altre certificazioni di pesca sostenibile non garantiscono direttamente i livelli di mercurio, ma sono associati a filiere più tracciabili e a controlli più strutturati sul prodotto.
- Variate le fonti di approvvigionamento: alternare diverse specie di pesce e diverse marche riduce l’esposizione ripetuta a un’unica fonte potenziale di contaminanti, in linea con il principio di varietà alimentare raccomandato da linee guida nutrizionali.
- Limitate le quantità per i bambini e per donne in gravidanza: EFSA e OMS raccomandano un consumo di pesce regolare ma controllato, con particolare cautela per specie ad alto contenuto di mercurio.
Il peso delle nostre scelte
La trasparenza informativa è un elemento centrale per permettere ai consumatori di compiere scelte consapevoli, soprattutto quando si tratta di prodotti destinati all’alimentazione dei bambini. Le diciture generiche oggi previste dalla normativa, come le macro-aree FAO, rispettano la legge, ma non sempre soddisfano l’esigenza di dettaglio che molti consumatori vorrebbero avere.
Come consumatori possiamo esercitare una certa pressione di mercato: premiando i produttori che offrono informazioni più complete sulla specie, zona FAO ed eventuali ulteriori dettagli, e chiedendo maggiore chiarezza quando le informazioni risultano poco leggibili o troppo generiche. Ogni acquisto è, di fatto, una scelta che influenza l’offerta. La prossima volta che prendete in mano una scatola di tonno, dedicare qualche secondo in più alla lettura dell’etichetta e alla valutazione della specie e delle informazioni di tracciabilità può contribuire a tutelare la salute della famiglia, nel rispetto delle raccomandazioni ufficiali sul consumo di pesce.
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